Come scegliere il pavimento da usare nelle ristrutturazioni

Come scegliere il pavimento da usare nelle ristrutturazioni

Durante la ristrutturazione o quando si arreda casa una delle prime cose a cui si pensa è sicuramente il pavimento.

E nel caso di ristrutturazione avrai pensato:” ma il pavimento esistente lo tolgo o lo lascio? E cosa metto? Gres, laminato, paruquetm o pavimento in resina?”

In questo articolo cercherò di darti tutte le risposte necessarie di cui hai bisogno. Iniziamo!

guida a quale pavimento scegliere

Indice dei contenuti

Pavimento esistente: lo lascio o lo rimuovo?

 Quando può restare il pavimento esistente:

  • Pavimenti in grès porcellanato
  • Pavimenti in resina
  • Parquet
  • Laminato
  • Pvc

Nella maggior parte dei casi si lascia e funge da sottofondo e supporto a quello nuovo. Si rimuove solo se:

  • è totalmente saltato o gonfio;
  • è vuoto sotto di esso: al passaggio fa un suono sordo.
  • gli impianti da fare sono talmente tanti che conviene rimuoverlo, ma questo è un evento piuttosto raro.

Invece se sono pochi quelli che non vanno bene basta sostituirli o riempire il  loro spazio con del cemento.

Ovviamente qui parliamo di case vecchie costruite intorno agli anni 70.

Questa scelta, che ovviamente dovrà essere fatta insieme al posatore del nuovo pavimento è molto importante perche’ andrà ad inficiare anche sul nuovo pavimento, se quello esistente non va bene e si lascia ci saranno ripercussioni anche sul nuovo avendo un sottofondo di scarsa qualità.

Nel dubbio rimuovilo e rifai il sottofondo.

Come scegliere il pavimento

Se decidi di lasciare il pavimento esistente sicuramente dovrai montare un pavimento sottile anche per risterrare il portone di ingresso e altre aperture esistenti.

In questo caso le scelte dovranno necessamente essere:

  • Laminato o parquet;
  • Resina e simili

Ovviamente queste tipologie le puoi prevedere anche se decidi di rimuovere il vecchio pavimento.

No puoi prevedere altre tipologie di pavimenti perché hanno spessori maggiori, tranne se non pensi a pavimenti extrafini in gres porcellanato, come la Kerlite. Questi però non trovano tanto impiego, infatti io sinceramente non li ho mai usati.

Qualora invece optassi per la rimozione del vecchio pavimento esistente puoi usare qualsiasi tipologia, un po’ come le case di nuova costruzione.

Tipologie di pavimenti: Guida alla scelta del migliore

Sicuramente negli showroom e sul web avrai visto tante tipologie di pavimenti e sicuramente avrai un po’ di confusione. A seguire ti elenco qui le tipologie più usate per ristrutturare e arredare casa:

  • gres porcellanato
  • Laminato
  • Parquet
  • Pavimenti  continui: resina e simili
  • Gres porcellanato

I pavimenti in grès porcellanato prendono il nome dalla parola “greificazione”, un processo chimico particolare che avviene durante la cottura delle argille che formano questo tipo di ceramica. Questo processo non avviene nelle altre tipologie di pavimenti.

I pavimenti in Grès sono i più diffusi e  i più usati anche come rivestimenti. Il successo di questa tipologia si deve alla sua resistenza e qualità estetica. Parliamo di piastrelle abbastanza comuni che vediamo spesso con diversi effetti, decori e formati,

Lo spessore dei pavimenti in genere è circa di un centimetro, mentre i rivestimenti possono avere uno spessore inferiore.

Esistono poi i pavimenti in grès a spessore maggiorato, cioè circa 20mm, ma in ambito residenziale non sono molto utilizzati.

Cosa vuol dire “colorato in pasta”?

Sicuramente se stai scegliendo il pavimento per la ristrutturazione o per la tua nuova casa avrai incontrato questo termine. Con la colorazione in pasta se si scheggia la piastrella (cosa comunque molto rara per un gres) il colore sotto è uguale a quello della finitura e praticamente non si vede.

Caratteristiche del Grès

  • Ha una bassissimo coefficiente di assorbimento dell’acqua (cioè dei liquidi in generale). Questo significa che ha minore tendenza a macchiarsi (ma vedremo alcune caratteristiche peculiari in merito) e resiste meglio al gelo (l’acqua entrando nella struttura di una piastrella, gelando si espande, e la porta a rottura).
  • Di base è “colorato in pasta” e non smaltato quindi, come il grès rosso, se si scheggiasse verrebbe alla luce materiale dello stesso colore della finitura. Normalmente il colore della pasta del grès è beige, però gli affinamenti della tecnologia hanno consentito di fare molte variazioni nel tempo consentendo di ottenere varie colorazioni. In realtà con le nuove tecnologie ormai è molto diffuso anche il grès smaltato (ne parleremo a breve).
  • È veramente molto duro. Prova a forare una normale piastrella e vedrai che, se non hai una punta diamantata, dovrai buttare via tutto ciò che hai usato per provarci.
  • Con le tecnologie attuali è possibile fare qualsiasi tipo di finitura superficiale che avrà qualità estetiche e di durata molto superiori a qualsiasi piastrella in mono o bicottura esistenti.

Ti sarai sicuramente trovato davanti a termini come: smaltato, lappato, naturale. Vediamo di cosa si tratta.

Per quanto riguarda le caratteristiche fisiche possiamo dividere i gres in due tipi:

  1. Naturali (quelli a tutta pasta)
  2. Smaltati

Per quanto riguarda i trattamenti possiamo dividere i gres in tre tipi:

  1. Naturali (senza trattamento o opachi)
  2. Lappati
  3. Lucidati
quale pavimento scegliere in gres

Grès naturale

Il grès naturale noto anche come grès porcellanato tecnico è un pavimento la cui piastrella mantiene caratteristiche costanti di colorazione lungo tutto lo spessore.

È stato realizzato con un unico strato di materiale.

Solitamente ha un costo maggiore del gres smaltato perchè ha una grossa limitazione: non deve avere imperfezioni. Il materiale deve essere miscelato perfettamente e la cottura deve essere realizzata nel miglior modo possibile.

Essendo realizzato con un unico materiale e colore non presenta una grande varietà di finiture, viene applicato per le sue perfomance tecniche quindi difficilmente lo troverai in qualche casa ma di più nei centri commerciali, aeroporti, stazioni, luoghi ad alta frequentazione.

L’aspetto finale non è controllabile a posteriori come con la smaltatura, ma dipende proprio dalle fasi precedenti su cui si può avere solo un parziale controllo. Lo scopo è non avere alcun difetto superficiale. Chiaramente la perfezione è difficile da raggiungere

Quello a tutta massa è un gres porcellanato che, allo stato naturale (cioè senza trattamenti superficiali) ha il più basso coefficiente di assorbimento dell’acqua. Inoltre è anche il più resistente.

Purtroppo non presenta una grande varietà di finiture, che solitamente differiscono principalmente per il colore.

Viene utilizzato molto in ambienti ad alta frequentazione (centri commerciali, aeroporti, stazioni, uffici pubblici…) ma anche nel residenziale può dare risultati soddisfacenti.

pavimento in gres naturale quale scegliere

Gres smaltato

Ilgrès smaltato è nato a metà degli anni ’90 come risposta alle richieste del mercato che voleva pavimenti ingrès (quindi molto resistenti) ma anche finiture e coloriture più varie rispetto a quelle proposte dalgrès naturale.

Le piastrelle ingrès porcellantato smaltato costano generalmente meno delle piastrelle ingrès porcellanato naturale. Questo potrebbe sembrare strano considerando che in fondo, rispetto alle prime, è necessario aggiungere uno strato in più (lo smalto).

Il motivo è che lo smalto nasconde il supporto…e di conseguenza nasconde i difetti del supporto. Questo significa che la parte che si trova sotto non deve essere tecnicamente perfetta come nelle piastrelle a tutta massa e quidi consente di risparmiare sul processo produttivo.

La tecnologia negli ultimi anni ha permesso ai pavimenti ingrès, volgarmente chiamati cosi, di diventare sempre più sofisticati, arrivando a dimensioni prima impensabili, e di riprodurre effetti sempre più reali e perfetti dando libero sfogo a fantasie e accostamenti a volte molto insoliti.

Gli oggetti e decori, più usati nei progetti di ristrutturazione e interior design son quelli che riproducono effetti particolari. Come non citare  l’effetto legno in tutte le sue sfaccettature e declinazioni, il marmo, sempre più diffuso che permette di avere una casa con “ effetto marmo” a costi accessibili. Ma non possiamo dimenticare l’effetto cemento e resina che ho applicato nel mio progetto tic tac home. Anche l’effetto pietra trova la sua applicazione soprattutto nelle case con stile rustico.

Al di là dei diversi effetti ritornano in auge oltre le “cementine” anche disegni e decori che richiamano gli anni 60 e 70 o che cercano di voler creare qualcosa di diverso. Anche qui l’adozione di tecniche produttive e smalti di nuova generazione permettono di evidenziare al tatto le differenti porzioni di materia.

Uno dei dubbi che potrebbe venirti in caso di una piastrella ingrès smaltato è: “ma se poi si scheggia?

La scheggiatura di uno smalto per grès è un’eventualità realmente molto rara (io non l’ho mai visto nei pavimenti che ho fatto posare, anche dopo molti anni) però per ovviare a questa possibilità i produttori generalmente realizzano il supporto ingrès della stessa tonalità dello smalto in modo da mimetizzare un eventuale inconveniente di questo tipo.

Ciò che ha permesso il raggiungimento di caratteristiche estetiche talmente elevate da rendere difficoltoso distinguere un marmo naturale da un marmo in grès è lo sviluppo delle nuove tecnologie digitali. Infatti il processo di smaltatura delle piastrelle, nella maggior parte dei casi, non è più quello classico utilizzato per mono e bicotture negli anni del loro boom (dal secondo dopoguerra fino a non molti anni fa), cioè con stampanti a rulli: oggi le piastrelle vengono stampate con delle stampanti a getto di inchiostro.

La quasi totalità della produzione di piastrelle ingrès porcellanato smaltate con la stampa digitale riproduce materiali più o meno naturali…tra l’altro, proprio perché si tratta di una stampante, in teoria è possibile realizzare anche delle stampe con immagini personalizzate. Ok, la faccenda qui si farebbe costosa e forse si adatterebbe meglio a rivestimenti a parete e non ad un pavimento in gres…ma è giusto per farti capire le possibilità pressochè illimitate.

Classificazione basata sul trattamento superficiale della piastrella in gres

In base al trattamento superficiale della piastrella il gres viene denominato:

  • Naturale
  • Lappato
  • Lucido

Quando si parla di trattamento superficiale si intende la lavorazione che viene fatta a valle della produzione della piastrella (cioè dopo la cottura) proprio sulla superficie della stessa per ottenere particolari effetti. Abbiamo detto che esistono tre finiture principali, vediamole nello specifico.

Finitura naturale

Quando parliamo di finitura naturale intendiamo che il pavimento ingrès è così come mamma l’ha fatto…come esce dalla cottura così rimane. Quindi generalmente opaco e leggermente ruvido al tatto.

Questa finitura è quella che presenta le migliori caratteristiche per quanto riguarda l’assorbimento dell’acqua, e quindi la tendenza a non sporcarsi.

Infatti, per quanto compatta possa essere la pasta che forma il gres porcellanato, c’è sempre la presenza di microfori all’interno della struttura della piastrella. Fortunatamente questa presenza è praticamente assente in superficie (la cottura tende a chiuderli), quindi quando ci cade qualsiasi tipo di sporco risulta molto facile rimuoverlo e non penetra nella piastrella scongiurando il rischio di aloni.

Finitura lappata

Quando anni fa ho letto per la prima volta la parola “lappata” vicino alla parola “piastrella” ho pensato ad un cane che la leccava voracemente.

In realtà la lappatura è una lavorazione che deriva dal termine lapidatura e non è altro che una sorta di “lisciatura”della superficie della piastrella ingrès. Lo so che non è il termine tecnicamente corretto…ma in sostanza si tratta di questo.

Con delle speciali teste diamantate la superficie viene resa più liscia fino a farla sembrare vellutata al tatto e darle una maggiore brillantezza alla vista, ma senza farla diventare lucida.

In sostanza, se guardi la piastrella lappata, da sopra è opaca mentre se la guardi di traverso ha un certo grado di riflettanza. Nella foto qui sotto puoi vedere proprio l’effetto di un pavimento in gres lappato: il materiale non è lucido ma di traverso riflette.

NB: non fare caso al fatto che nell’esempio qui sopra il colore della piastrella passa dal rossiccio al marrone…quello è l’effetto estetico scelto per la smaltatura e non c’entra niente con la lappatura che viene fatta dopo. In questo caso si potrebbe parlare di pavimento ingrès lappato effetto rame.

Sicuramente la lappatura è piacevole da vedere solo che devi stare molto attento alla manutenzione di queste piastrelle: per rendere più liscia la superficie viene tolto un seppur minimo strato di materiale superficiale, facendo emergere le microporosità di cui parlavamo prima e quindi rendendola più sensibile all’assorbimento dei liquidi (e quindi dello sporco).

Ci sono tecnologie che permettono di chiudere questi “pori”, però la superficie lappata è sempre più delicata di quella naturale.

Finitura lucida

La lucidatura di una piastrella in gres porcellanato è lo step successivo alla lappatura: la superficie viene resa talmente liscia che riflette. Un effetto molto bello e ricercato per imitare i marmi, ma in questo caso estrema attenzione alla pulizia!

Se con la lappatura alcuni micropori potevano venire alla luce con la levigatura questa diventa una cosa certa…quindi se ti cade un bicchiere di vino per terra devi pulire subito!

Serve una foto per capire come sia una finitura lucida?

Pavimenti in Laminato

I pavimenti in laminato sono i pavimenti più utilizzati nelle ristrutturazioni.

La sua diffusione si deve allo spessore minimo, alla somiglianza con il più pregiato parquet e ai prezzi bassi.

Quindi hai la possibilità di avere un “pavimento in legno” ad un prezzo molo ma molto basso, ovviamente più il costo aumenta più aumenta la qualità del materiale in superficie, che è quello che fa la differenza.

Utilizzati soprattutto per le case da destinare ad affitti brevi come ho fatto io in questo mio progetto.

I pavimenti in laminato permettono di risolvere i problemi della ristrutturazione, ossia spessore minimo, quando lascio il vecchio pavimento abbattere i costi creando un forte impatto visivo.

quale pavimento scegliere - laminato

Parquet

Il parquet rappresenta il pavimento per eccellenza, sinonimo di qualità capace di aumentare il valore, non soltanto estetico dello spazio in cui si trova.

Il parquet si adatta perfettamente sia all’arredamento moderno che a quello classico, e si apprezza notevolmente anche con qualche segno di usura, che gli conferisce un aspetto vissuto ed evocativo.

Il parquet di una stanza impatta su 10/20 metri cubi della stessa aria. Ecco perché innanzitutto, quando si sceglie il parquet da posare in casa, è bene fare attenzione all’origine del legname. Se ecosostenibile, infatti, il parquet viene realizzato con legname proveniente da foreste certificate e gestite in modo totalmente legale e sostenibile, e il legno viene sottoposto a severi controlli. Inoltre, bisogna accertarsi del processo produttivo che ha subito il legno per la sua trasformazione e a quali trattamenti di finitura è stato sottoposto.

I pavimenti in legno si suddividono in 3 categorie:

  • Pavimento in legno massello
  • Pavimento in legno prefinito
  • Pavimento in laminato (di cui ti ho già parlato sopra)

Pavimento in legno massello

In un pavimento in legno massello ogni singolo listello è composto da un unico blocco di legno per tutto il suo spessore.

È chiamato anche “pavimento in legno tradizionale” perché fino a pochi decenni fa è stato l’unico tipo di pavimento in legno utilizzato.

Il parquet è sicuramente il tipo di pavimento più pregiato ed ha una caratteristica importantissima: può essere levigato infinite volte mantenendo le sue caratteristiche estetiche inalterate.

Le assi di legno massello hanno uno spessore che va dai 10 millimetri fino ai 22 millimetri (da 1 cm a 2,2 cm). Può essere realizzato in tutte le essenze di legno, anche se chiaramente alcune sono più adatte di altre allo scopo.

Solitamente si evita di usare essenze lignee “morbide” in quanto si deformano e si rovinano facilmente (come ad esempio l’abete).

Il più utilizzato è sicuramente il rovere con le sue infinite varianti e finiture.

Se da un lato il massello è il re del pavimento in legno, questa tipologia ha anche dei difetti:

  • Richiede dei tempi di posa abbastanza lunghi: infatti le tavole che giungono in cantiere una volta posate devono essere levigate e rifinite, allungando molto i tempi per la posa in opera di questo pavimento in legno;
  • La posa in opera è più costosa proprio per i tempi più lunghi;
  • Deve essere accuratamente essiccato: essendo ogni elemento formato da un unico pezzo le caratteristiche del legno vengono mantenute totalmente. Infatti stiamo parlando di una fibra naturale che reagisce all’umidità quindi se non viene preventivamente essiccato in modo prefetto rischia di muoversi dopo la posa;
  • Non è (sempre) adatto per i riscaldamenti a pavimento e per gli ambienti umidi (cucina e bagni): il motivo è lo stesso, l’umidità. In particolare il bagno può raggiungere fino al 70% di umidità, un valore spesso molto superiore a quello che un pavimento in legno massello riesce a sopportare senza “muoversi”. Si può naturalmente sopperire scegliendo legni opportunamente essiccati e in essenze “dure” (come ad esempio iroko o teak).

Ci sono in commercio anche parquet in massello prefiniti, cioè già levigati e verniciati. Il problema di questa soluzione è proprio il fatto che il legno è massello. In un ambiente nuovo sicuramente le fibre del legno si adatteranno alle caratteristiche di umidità muovendosi in qualche modo. Ciò porterà i listelli a deformarsi (anche di poco), ma quanto basta per non essere più perfettamente complanari. Così la praticità di avere un massello prefinito viene persa con i movimenti naturali del legno.

Pavimento in legno prefinito

Se col pavimento in legno massello abbiamo parlato del re, col pavimento in legno prefinito stiamo parlando della star dei pavimenti in legno.

Infatti da alcuni decenni il parquet prefinito ha monopolizzato il mercato arrivando a quote dell’80%

“Ma mi hai appena detto che il prefinito non va bene! Come fa ad essere il più venduto?”

Hai ragione. In effetti dobbiamo caprici bene sui termini che usiamo: prima ti ho parlato di pavimento in legno massello prefinito, ora ti parlo di pavmento in legno multistrato prefinito.

Viene comunemente chiamato solamente parquet prefinito perché il massello prefinito non è diffuso ed è commercialmente più semplice da far comprendere. Quindi, quando parliamo di prefinito stiamo parlando di multistrato prefinito.

Ma perchè questo pavimento ha conquistato una fetta così grande di mercato?

Il motivo è semplice: riesce a coniugare tutta la qualità estetica di un pavimento in legno massello con prestazioni tecniche superiori e un costo competitivo.

Detta così la scelta sembra semplice vero? Cerchiamo però di capirne di più.

Il pavimento in legno multistrato è formato da più strati di legno incollati tra di loro. Generalmente gli strati di legno sono incollati in modo tale che due strati successivi abbiano tra di loro le fibre disposte in modo perpendicolare.

Questa soluzione ha un enorme vantaggio tecnico per quanto riguarda la stabilità alle variazioni di umidità: infatti se nel legno massello le forze dovute alla reazione delle fibre agli sbalzi di umidità si propagavano per tutto lo spessore del listello portando a deformazioni dello stesso, in questo caso tali forze si interrompono nello strato (molto più sottile) dove si generano e sono addirittura controbilanciate dallo strato superiore che ha le fibre disposte perpendicolarmente. Ciò ha come risultato l’annullamento quasi totale delle forze che si innescano a causa dell’umidità.

Questa caratteristica ha portato anche ad un’altra importante possibilità: quella di realizzare tavole di dimensioni maggiori (i listoni tanto pubblicizzati al giorno d’oggi). Non essendoci forze significative a deformare le tavole di legno perché non farle più grandi?

Lo spessore del pavimento in legno prefinito è solitamente di 14 millimetri (1,4 cm) e può essere composto da due o da tre strati.

Ormai si va diffondendo sempre di più la soluzione a tre strati di cui i primi due sono di legni di qualità più bassa, mentre l’ultimo strato, quello nobile, è dell’essenza che abbiamo scelto per il nostro pavimento. Solitamente questo strato è di circa 4 millimetri.

I due strati meno nobili possono essere di varie tipologie di legno e proprio la loro qualità determina in gran parte il costo finale del singolo elemento.

L’essenza più diffusa per gli strati di supporto è l’abete (o il pioppo) ma quella che da un risultato migliore in fatto di stabilità è sicuramente la betulla. Quindi nel momento in cui vai a scegliere il tuo pavimento in legno e confronti vari prezzi cerca di informarti anche sugli strati meno nobili.

(ps: esistono anche le tavole “economiche” in cui gli strati di base sono in frassino o pino, legni morbidi. Ma ti consiglio di evitarli)

I pro di un pavimento in legno prefinito multistrato sono:

  • Rapidità di montaggio: bastano pochi giorni ed è immediatamente praticabile.
  • Esteticamente identico ad un pavimento in legno massello
  • Più economico (soprattutto in fase di montaggio) di un pavimento in legno massello
  • Adatto alla posa su riscaldamento a pavimento, cucine e bagni

L’unico aspetto negativo è la durata del pavimento che, secondo le esperienze avute da quando è stato inventato, non può mai superare i 60 anni ma potrebbe anche ridursi a soli 30 anni. Il motivo è dato proprio dallo spessore sottile dello strato nobile che non consente di effettuare tante levigature. Infatti una levigatura può togliere fino ad 1 millimetro di spessore, quindi oltre la terza levigatura non è possibile andare. Mediamente si deve effettuare una levigatura ogni 15/20 anni.

Pavimenti  continui: resina e simili

I pavimenti continui sono rivestimenti senza fughe e senza le interruzioni dei tradizionali pavimenti in piastrelle. Grazie a queste caratteristiche, riescono a modificare la visione degli ambienti, ‘ampliando’ lo spazio.
Inoltre, la maggior parte di queste soluzioni è sovrapponibile ai pavimenti esistenti, permettendo di risparmiare tempi e costi in caso di ristrutturazioni. In più, i pavimenti continui sono facili da pulire e igienici perché l’assenza di fughe impedisce allo sporco e ai batteri di annidarsi o di essere assorbiti.
Generalmente sono consigliati  per ambienti interni, ma in alcuni casi possono essere anche proposti all’esterno, grazie alle ampie possibilità di personalizzazione e all’alta resistenza all’usura.

Con tre millimetri di spessore, permette di rinnovare completamente le superfici. È estremamente resistente alle sollecitazioni climatiche e all’usura, facile da pulire, veloce da realizzare e ha una resa perfetta anche su pavimenti radianti.

I pavimenti continui sono realizzabili in numerosi materiali, come ResinaMicrocementoCemento PVC.

Microcemento

Il microcemento è un rivestimento composto di materiali cementizi e polimerici con basso spessore (da 1 a 3 mm). Il pavimento in microcemento ha una finitura liscia, che lo rende ideale per ambienti moderni e minimalisti. È applicabile su tutti i tipi di superfici dure. Può essere applicato su pavimenti, pareti, scale, mobili e altri, sia all’interno che all’esterno.

I vantaggi del microcemento.

Materiale versatile. Questa finitura innovativa si applica a qualsiasi base, si stende e aderisce perfettamente sulle seguenti superfici: calcestruzzo, cemento, metallo, piastrelle, plastica, e anche sul asfalto! Viene utilizzato per decorare pareti, soffitti e come base per pavimenti a mosaico complesso.

I microcemento si applica facilmente e aderisce bene su qualsiasi superficie. Grazie ai polimeri e agli altri componenti, non si sfalda e non si stacca anche dal vetro. Per l’applicazione, la superficie deve solo essere preparata con carteggiatura o levigatura e successivamente pulita e aspirata.

Il microcemento viene applicato su tre strati; Il primo è un primer che si fissa saldamente alla base; Il secondo strato è di decorazione ed è costituito da elementi di finitura; Il terzo invece è lo strato protettivo che impedisce la penetrazione dell’umidità e migliora l’abrasione.

Pavimenti continui in microcemento

Eleganza contemporanea: il microcemento dona un effetto di grande ricercatezza e originalità alla vostra casa grazie alla finitura materica caratteristica di questa soluzione. Potete giocare con i colori, la ruvidezza: l’effetto finale sarà sicuramente unico nel suo genere.

Questo pavimento continuo è composto da una malta cementizia ed è caratterizzato da uno spessore limitato (spesso 2 o 3 mm). Come per tutte le soluzioni continue, il microcemento può essere applicato sopra una pavimentazione già presente in casa. Un grande vantaggio se pensiamo di aver bisogno di una ristrutturazione in tempi brevi: il microcemento si stende facilmente e non avrete bisogno di effettuare interventi invasivi come ridimensionare o livellare porte e finestre.

Il microcemento è un materiale resistente alle sollecitazioni e durevole nel tempo, questo perché si tratta di un prodotto impermeabile e in grado di resistere all’attacco degli agenti chimici.

Molto spesso il microcemento viene scelto per la sua grande versatilità: è di grande tendenza per gli interni, ma si tratta di un ottimo “alleato” anche per rivestire le superfici esterne. Il pavimento continuo realizzato con questo elegante materiale resiste molto bene agli agenti atmosferici, alla luce e ai raggi UV causa dell’alterazione di colore delle superfici esterne.

Nel campo della malta per pavimenti in resina o cemento troviamo Mapei: il suo sistema Ultratop è caratterizzato da una serie di primer e prodotti specifici per la realizzazione di pavimentazioni cementizie autolivellanti in contesti industriali e civili. 

Inizialmente impiegato per la realizzazione di pavimenti continui nelle opere di recupero di vecchie fabbriche trasformate in moderni loft, questo pavimento era scelto proprio per mantenere il caratteristico effetto cemento industriale.

Col tempo è divenuto popolare grazie ai grandi marchi di moda e sport che lo utilizzavano per rivestire i propri negozi, sfruttandone le doti di estrema resistenza al traffico e la durabilità.

Oggi il microcemento è apprezzato anche negli ambiti residenziali e permette di creare superfici senza fughe in soli 3 mm di spessore applicati su svariati materiali.

Può essere impiegato per rivestire pavimenti, muri, pareti in cartongesso o in muratura, scale, vasche e box doccia, mobili o caminetti.-

A differenza di quanto accade con i pavimenti in resina, il microcemento può essere sottoposto a efficaci trattamenti che resistono ai raggi UV, impedendo l’ingiallimento della superficie con il passare del tempo.

Pavimento continuo in resina: uniformità, colore e stile

Oltre al microcemento, una soluzione ad hoc per i pavimenti continui è quella della resina, un materiale molto noto e utilizzato in edilizia soprattutto nel comparto industriale e commerciale. Dopo le applicazioni in questi campi, i pavimenti in resina sono entrati anche nelle nostre abitazioni grazie all’ampia versatilità, personalizzazione e a quel look liscio e uniforme privo di fughe.

Priva di vederne le caratteristiche, vi raccontiamo un po’ di storia relativa all’uso di questo materiale. Come riporta Wikipedia: “L’uso della resina nel campo dei rivestimenti è antichissimo. La resina vegetale veniva estratta da piante o alberi, come abeti e pini, e impiegata per il rivestimento e la protezione dall’acqua del mare delle chiglie delle navi e di vari altri materiali nel campo della navigazione marittima (calafataggio)”. Dai materiali vegetali a quelli sintetici: la resina che viene utilizzata oggi per la realizzazione delle pavimentazioni è realizzata attraverso processi chimici.

Esistono diversi tipi di resina tra cui

  • Epossidica
  • Multistrato
  • Metacrilate
  • Poliuretaniche
  • Cementizie

Perché scegliere un pavimento in resina.

La superficie di questa pavimentazione priva di fughe permette, al pari di un pavimento in microcemento, una semplice e rapida pulizia della superficie oltre a scongiurare il rischio di infiltrazioni d’acqua che possono comportare la formazione di muffe.

Vastissima la gamma dei colori, nelle finiture lucide, satinate e opache. E grazie alla combinazione di diversi colori, lavorazioni e additivi si può dar vita a effetti ricercati e infinite possibilità di finitura. Sono, inoltre, molto resistenti al graffio e all’usura.

Questo materiale è resistente dal punto di vista meccanico e chimico oltre ad essere idrorepellente: come visto in precedenze, la resina veniva utilizzato come impermeabilizzante. Ecco perché si tratta di una buona soluzione per superfici ad alto calpestio (pensiamo alle palestre, agli edifici commerciali, alle scuole, ma anche alle camerette dei bambini) che devono durare nel tempo senza essere intaccate dall’azione dell’acqua.

Anche la sua messa in opera è molto rapida: il pavimento in resina è sottile e si applica proprio sopra al pavimento esistente senza dover obbligatoriamente rimuovere il pavimento originale. Nessuna demolizione o lavoro troppo invasivo: la resina ha il pregio di poter essere sovrapposta sul pavimento senza andare a togliere centimetri  e/o sollevare porte e finestre.

Sapete che la resina si presta bene ad una casa in cui è prevista la presenza del riscaldamento a pannelli radianti? In questo caso la resina è il vostro asso nella manica: la sua conducibilità termica agevola nel passaggio di calore, mentre la sua elasticità permette al materiale di sopportare gli sbalzi termici senza rovinarsi.

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